Edgar Allan Poe

Ugo Gervasoni – Le voci dei maestri

Edgar Allan Poe

edgar

(1809 – 1849)

Charles Baudelaire rimase affascinato dall’opera di Edgar Allan Poe; tradusse in francese una esauriente silloge dei suoi racconti, e dedicò allo scrittore americano saggi critici di fine interpretazione e di convinto elogio, come le Note sulla vita e l’opera di E. A. Poe, del 1856:

Come il nostro Eugène Delacroix, che ha elevato la sua arte al livello di grande poesia, Edgar Poe preferisce muovere i suoi personaggi su uno sfondo violaceo e verdastro, nel quale si rivela la fosforescenza della putredine e il presagio della tempesta.

Con i suoi racconti di mistero di orrore di grottesco, Poe è un autore che cattura spesso i gusti dei giovani, la cui passione per tutto ciò che è eccessivo e anche morboso trova ampio spazio di soddisfazione nelle sue pagine intense. Basta pensare a Il pozzo e il pendolo, dove si racconta dell’incubo intollerabile di un prigioniero nelle mani di un inquisitore tenebroso dalle sadiche tendenze; a La rovina della casa degli Usher, dove tra morti e vivi il confine è labile abbastanza da creare il più spettacolare colpo di scena; a I delitti della Rue Morgue, in cui viene immaginato un duplice orrendo delitto la cui natura tiene a lungo in scacco la polizia investigativa: solo Auguste Dupin, il gentiluomo parigino dallo straordinario ingegno analitico, riesce a risolvere il caso misterioso. Ma non solo i giovani amano il nostro scrittore. Anche artisti e studiosi di letteratura sono attratti dalla perizia compositiva di Poe, i cui intrecci si segnalano più di una volta per la notevole perfezione strutturale: penso al bellissimo Lo scarabeo d’oro, in cui le finissime capacità logico-deduttive del protagonista, William Legrand, altra indimenticabile figura di gentiluomo-investigatore, assorbono l’interesse del lettore e trattengono fino all’ultima riga la sua curiosità. Mi è capitato recentemente di vedere l’isolotto in cui è ambientato l’intreccio, al largo della cittadina di Charleston nella Carolina del Sud: nel vasto paesaggio battuto dal vento che sapeva di salsedine, con i delfini che giocavano dove le acque del fiume incontrano quelle dell’Oceano, ho rivissuto la seduzione delle pagine di quel racconto tra tesori nascosti e ombre di pirati e sfavillante intelligenza interpretativa.

La popolarità di Edgar Allan Poe è sempre stata ambigua, caratterizzata da violente stroncature e da altrettanto estreme dimostrazioni di affetto e di lode: lettori non ingenui ne hanno sottolineato la grazia stilistica, là dove altri, non meno acuti, sentivano risuonare una sensibilità grezza, addirittura volgare. La vicenda biografica dello scrittore ha alimentato entrambe le posizioni. Figlio di attori girovaghi, presto orfano, crebbe in un mondo ostile, vittima deboluccia, ma non completamente priva di risorse, della barbarie che lo circondava. L’erudizione di cui ama fare sfoggio nelle sue pagine sarebbe, è stato spesso notato in tono piuttosto sprezzante, quella di accatto che si raccoglie sfogliando una qualunque enciclopedia; la pretesa di salire oltre le vette ove volano gli angeli maschererebbe, invero, la grossolana pesantezza di un mistificatore; la tendenza dipsomane sprofonderebbe lo scrittore nella sfera del grottesco prima, poi del tragico e, infine, anche del ripugnante.

Di fronte a tanta varietà di giudizio, è bene che ognuno faccia ricorso alla propria sensibilità, alla propria intuizione, alla propria esperienza. Si scopre allora che Edgar Allan Poe sa parlarci, quando noi siamo in sintonia, con accenti sinceri e convincenti, e allora ci svela aspetti della psicologia umana, o dolci armonie del creato, che ci erano rimasti nascosti prima che la sua voce risuonasse. Si consideri la seguente poesia, Eldorado, e ciò che sa dirci di questo elusivo paese di fiaba: oltre le malìe del contenuto ci affascina la maestria tecnica che gioca con assonanze allitterazioni rime ripetizioni ritmi:

Gaily bedight,                                     Ben adornato,

A gallant knight,                                 Un cavaliere errante,

In sunshine and in shadow,              Nel sole e nell’ombra,

Had journeyd long                              Errò a lungo,

Singing a song                                    Cantando un lamento,

In search of Eldorado.                      In cerca di Eldorado.

But he grew old-                                 E divenne vecchio-

This knight so bold-                           Il cavaliere errante-

And o’er his heart a shadow             E sul suo cuore un’ ombra

Fell as he found                                  Si stese ché non trovava

No spot of ground                             Terra alcuna

That looked like Eldorado.                Che somigliasse a Eldorado.

And, as his strength                           E infine venendo meno

Failed him at length,                         Tutta la sua forza,

He met a pilgrim shadow-                D’un Pellegrino incontrò l’ombra-

Shadow,’ said he,                              ‘Ombra,’ disse,

Where can it be                                  ‘Dove mai si trova

This land of Eldorado?                       La terra di Eldorado?’

Over the Mountains                           ‘Oltre le Vette

Of the Moon,                                        Della Luna,

Down the Valley of the Shadow,      Dentro la Valle dell’Ombra,

Ride boldly ride,”                                 Cavalca, non ti stancare,”

The shade replied, –                              L’ombra rispose,-

If you seek for Eldorado.’                   ‘Se cerchi Eldorado’.

 

Si confronti questo frammento lirico con la celebre Itaca di Costantino Kavafis, e si capirà che noi portiamo il paese dell’oro in noi stessi, ma come ciechi pellegrini ci affanniamo a cercarlo all’esterno, tra labirinti intricati di confusione e di sconfitta.

poe & insanity

La morte di Edgar Allan Poe fu miserevole e oscura: lo scrittore fu trovato in preda a coma etilico in una strada di Baltimora, tra il marciapiede e un canale di scolo, solo e imbrattato di lordume e patetico come un vagabondo alcoolizzato. Morì pochi giorni dopo in una corsia di ospedale. Forse rimase vittima delle squadre prezzolate e ciniche e criminali che, in tempi di elezioni, facevano ubriacare le proprie vittime e le portavano a votare per il loro candidato nei diversi seggi, ogni volta sotto diverso nome. Infine abbandonavano quei relitti umani.

Lo scrittore americano Matthew Pearl, di cui già ho parlato a proposito di Charles Dickens, ha dedicato il bel libro The Poe Shadow, pubblicato nel 2007, a questa tragedia. Prendendo esempio da Poe stesso e dal suo racconto, I delitti della Rue Morgue, facendo entrare in scena proprio Auguste Dupin, Pearl svela la sua ricostruzione dei fatti, e invero tutto potrebbe essersi svolto proprio così, perché l’arte sa intuire e comunicare molte, molte cose.

rue morgue

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