Ugo Gervasoni – Le voci dei maestri
I luoghi: Descartes
(città natale di Cartesio)
A metà strada tra le città di Tours e di Poitiers, è la cittadina di Descartes, anticamente chiamata La Haye, in parte adagiata lungo il fiume Creuse, che crea affascinanti scorci ove l’armonia della natura, fatta di alberi di varia specie e di verdi riviere che si specchiano nelle calme acque, si combina con la geometria austera e preziosa delle costruzioni che parlano di floridi commerci e di lunga storia. Nella Rue Descartes, non lontano dalla piccola piazza che ospita l’Ufficio del Turismo, è la casa ove nacque, il 31 marzo 1596, René Descartes, più noto come Cartesio, che i manuali di storia della filosofia presentano come il fondatore del pensiero moderno. L’interesse dell’edificio non risiede soltanto nell’aura che il luogo natale di un grande personaggio evoca e custodisce e comunica nel corso dei secoli, ma anche nella struttura e nell’organizzazione degli spazi che i curatori gli hanno voluto donare, approntando un interessantissimo museo che immerge il visitatore, come spiega l’opuscolo informativo, “nell’epoca di Descartes, al fine di fornire le informazioni storiche necessarie per avvicinarsi al filosofo e alle sue idee.”
Già nella prima sala le pareti sono rivestite di sportelli in legno in forma di piccoli riquadri apribili che celano brevi testi, chiari ed essenziali e accompagnati da illustrazioni, che guidano l’ospite tra i fatti e le idee dei secoli XVI e XVII: si apprendono fatti, senza avvertire il peso e la noia di un’aula scolastica, di storia e di politica e di pensiero, di carestie e di epidemie e di scoperte geografiche, di imperi e di conflitti, insomma di tutto quanto costituisce il tessuto delle cose della guerra e della pace. Per chi vuole approfondire uno specifico argomento, ulteriori schede rinviano ad altri sportelli che offrono maggiori dettagli. I vetri delle finestre, approntati secondo la tecnica del “verre bullé”, che sfrutta gli effetti delle bollicine d’aria imprigionate nell’impasto vetroso, creano effetti di dolce intimità.
Nella seconda sala l’attenzione si concentra sul filosofo, sui suoi studi e sui suoi viaggi. Il punto più suggestivo è quello in cui viene ricostruita la serie dei tre sogni che il giovane René fece, all’età di ventitré anni, mentre sedeva, solo e in pace, in una stanza scaldata da una stufa (dans un poësle, come si espresse nella redazione originale del Discours de la méthode), a Neuberg, sul Danubio, nei pressi di Ulma, durante l’autunno e l’inverno del 1619. Fu in quel memorabile periodo che nacquero i quattro precetti fondamentali del suo metodo, che rivoluzionarono il pensiero filosofico occidentale: 1) non ricevere alcuna cosa per vera senza accertarne prima l’incontrovertibilità; 2) suddividere ogni difficoltà nelle sue parti costituenti, per poterla quindi risolvere; 3) condurre con ordine i propri pensieri; 4) comporre enumerazioni e rassegne quanto più generali e complete. Se il sistema del pensiero era garantito fino ad allora dall’indiscutibile principio dell’autorità, ovvero dalla parola della Bibbia o di Aristotele, rigido a tal punto che per chiunque osasse una critica era pronto il rogo (ne fece orrenda esperienza, fra tanti altri infelici, lo spirito più vivace e più delicato e più brillante del suo tempo, Giordano Bruno, arso vivo per ordine del Santo Uffizio il 17 gennaio del 1600 in Campo dei Fiori, a Roma), d’ora in poi, seppure con cautela, il soggetto pensante potrà partire da se stesso, dalla sua condizione umana, dall’unico punto saldo che saprà rinvenire dopo avere eliminato tutto ciò che è esterno al pensiero.
Descartes immaginò (nelle Meditazioni metafisiche) che un genio malvagio facesse del suo meglio per ingannarlo (Supponam igitur…genium aliquem malignum): decise perciò di dubitare di tutto, perché ogni cosa il genio malvagio poteva escogitare per illuderlo. Di una cosa, però, non poteva convincerlo che fosse falsa, del fatto, cioè, che egli stesse, in quel momento, pensando: tale attività non poteva non essere avvertita con assoluta immediata evidenza. Ma se pensava, allora, innegabilmente, era: nacque così il famoso Cogito, ergo sum, donde Descartes partì per rifondare la fisica e la metafisica.
Nella sala è ricreata, in un angolo, la figura del filosofo seduto in una poltrona in atteggiamento di intensa meditazione, presso ad una stufa. La comprensione del percorso intellettuale si fa percezione dei sensi, tattile e visiva, il visitatore non avverte il freddo respiro delle cose astruse; al contrario, si accorge che è come in colloquio con l’antico sapiente, che è nutrito del pane spirituale senza provare soggezione o imbarazzo. La filosofia è vita che pulsa e scorre come il buon sangue.
Le altre sale completano il percorso tematico offrendo in visione molte pagine dalle edizioni del Discorso sul metodo, dalle Meditazioni metafisiche, dalla Diottrica, dalla Geometria. E’ in mostra anche la riproduzione dell’atto di nascita di René Descartes.
Uscendo dalla casa è bello sostare per qualche tempo nel giardino, ove scorre per l’aria, se la stagione è propizia, il fresco gradito profumo delle rose che fiancheggiano il vialetto ghiaioso.
Vivere senza filosofare è invero avere gli occhi chiusi, senza mai cercare di aprirli; e il piacere di vedere tutte le cose che la nostra vista ci svela non è per nulla paragonabile alla soddisfazione che dona la conoscenza di quelle che si trovano grazie alla filosofia; e, insomma, questo studio è più necessario per regolare i nostri costumi e la nostra condotta in questa vita, che non l’uso dei nostri occhi per guidare i nostri passi.
Lettera-prefazione ai Principi della filosofia, 1647
(ritratto del folosofo)